Un trasloco e il cambio di regione, di città, da una ducale, importante a una cittadina della bassa, conosciuta per la lunghezza del nome, ma che è nel bene e nel male la mia, quella dove posso camminare sulle orme che furono dei miei familiari. C'è un antica orazione buddhista che invita a ripercorrere i passi che furono dei nostri avi, così da averli sempre con noi e non smarrirsi. Lo faccio.
Comunque sia il cerchio andava chiuso e la chiusura la potevo trovare solo qui
La scomparsa di Francesco, nel pieno delle nostre trattative, quando suo fratello lo coinvolgeva spiegandogli case e cose; poi inevitabile la chiusura della sua casa, mettere mano nelle sue cose. È qui il peso più grande, il peso del vuoto
Ne parliamo a fatica mio marito e io, ci si spezza la voce, meglio il silenzio, sappiamo. 
Che mesi! In poco più di un anno di tutto, persone ritrovati, ma anche sparite e impari ancora che non fidarsi è sempre giusto,  il coinvolgimento nella vita politica e sociale, scoprire che certe realtà sono rimaste ferme al 1982, anno della nostra partenza, ma sentirsi comunque davvero parte di una Comunità 
Poi la mia casa e lo ripeto a chi chiede come mi trovi:  questa casa è nata nel 1950, io pochi anni dopo ed è come se mi avesse aspettato. Custodita da altri, in attesa del mio ritorno
Ogni volta che mi assale la malinconia, quella che temo possa farmi male, quella che si diverte a fare fiocchi alla gola, chiudo la porta,respiro a fondo, mi faccio accogliere 
Sono a casa e ricomincio, ancora. 
Ancora, ogni giorno


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