Amo leggere le biografie, o le autobiografie: raccontano vite, intrecciano percorsi storici, accadimenti che, in qualche caso, sono ormai anche miei.
Proseguo a rilento Augias e il suo raccontare, quello che avrei letto in un giorno, se è cartaceo, oggi mi da difficoltà visiva e ho bisogno di luce diretta e magari meno caos intorno. In un paragrafo, fra cenni storici che vanno a intersecarsi con vicende familiari, Augias racconta della Fiat 600 acquistata dal padre e fonte di discussioni e conteggi familiari. Ancora una volta mi sono rivista in uno specchio, seduta bambina, al fianco di mio papà. Azzurrina, due porte, lui autista terribile, lo realizzavo anche allora, la nostra 600 era la *cibicotti* o la *carolina*: battezzata anche, quella testa d'uovo che ci scarrozzava in giri domenicali per la Bassa, ma anche al mare e in qualche puntata in val Brembana. Sempre in colonna con l'altra 600, blu però, dell' amico fraterno di papà. Soffrendo di chinetosi, sono riuscita a vomitare di brutto indistintamente su tutte e tue. Mi imbottivano di xanamina, ma riuscivo a stare male anche da addormentata. Dormivo tantissimo, ero allergica e allora non lo sapevo. 
La 600, davvero il sogno, realizzabile, per tanti italiani nei sessanta: portapacchi sul tettuccio, bagagli fantozziani, perenne senso di claustrofobia. Il plaid sul sedile posteriore, che si sa mai, la calamita di Caravaggio che fermava un ramoscello di ulivo, non chiedetemi il senso, perché se l'idea era materna, chiedere poteva essere pericoloso
Credo che papà, abbia pianto, quando fece cambio auto. Lui era davvero affezionato alla sua cibicotti. In fondo si chiudeva un'epoca e se la storia ci avrebbe portato avanti, lasciare è pur sempre una perdita e quella 600 era qualcosa in più 
Lo canta quel ricordo Roberto Vecchioni: "Milano mia, portami via
Fa tanto freddo e schifo e non ne posso piùFacciamo un cambio, prenditi pure quel po' di soldi, quel po' di celebritàMa dammi indietro la mia seicentoI miei vent'anni ed una ragazza che tu sai..."

Ecco dove porta ogni lettura: lontano, sempre. Mi riprendo i miei ricordi, lascio lì nella mia memoria le nostre 600 e ritorno con i piedi a terra, ben saldi, almeno fino al  prossimo incontro lettetario








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