Alla ricerca di arredi nuovi per il cortile posteriore ci ritroviamo alle porte di un noto centro commerciale lodigiano.
È un caldo sabato pomeriggio e vorrei essere in un campo lungo un fiume e non in un film dell'orrore, fra macchine che rischiano tamponamenti a catena, gente nervosa che cerca parcheggio a ridosso degli ingressi, bambini strepitanti che scatenerebbero la sindrome di Erode anche in Maria Montessori
Entro decisa nel bricocenter, e poi in un altro negozio, ma capisco subito che non troverò quello che vorrei.
Tento un ingresso nel centro vero e proprio, pochi metri e faccio retromarcia, chiedendomi se in realtà non si tratti di un vero girone dantesco. Il troppo caos, con il mio interesse per lo shopping pari allo zero, fanno scatenare tutte le malattie psicosomatiche possibili, dalla secchezza delle fauci, alle vertigini, dal tracollo della pressione e all'accelerazione del battito cardiaco. Assurdo
Ricordo anni fa, prima delle salvifiche spese on line, quando giocoforza dovevo buttarmi nella mischia. A ridosso del periodo natalizio, in mattinata, per trovare meno gente e con una buona dose di Xanax in corpo, affrontavo il nemico; la sosta da Feltrinelli e un pranzo veloce e solitario a ritemprare. Ero più giovane e forse avevo più pazienza
Non mi è chiaro cosa ci trovino le persone, intere famiglie a farsi fagocitare da quegli spazi enormi, fastidiosamente illuminati, rumorosi e affollati
Rivorrei invece la gente per le strade dei paesi, con i nasi appiccicati alle vetrine dei piccoli negozi, a respirare aria che non sia sempre condizionata e con tante vetrine, a illuminare nuovamente il corso. Soffro le saracinesche abbassate, le insegne ormai divelte, i locali abbandonati, segno di un declino, di una perdita di identità, di una corsa verso l'omologazione che sembra pericolosamente irreversibile.
Uso molto lo shopping on line, è inevitabile sotto certi aspetti, ma solo per alcune cose che per altre è necessaria la presenza, una chiacchiera e un sorriso, dove un po' di anima c'è ancora
ridosso di un noto centro commerciale lodigiano.
È un caldo sabato pomeriggio e vorrei essere in un campo lungo un fiume e non in un film dell'orrore, fra macchine che rischiano tamponamenti a catena, gente nervosa che cerca parcheggio a ridosso degli ingressi, bambini strepitanti che scatenerebbero la sindrome di Erode anche in Maria Montessori
Entro decisa nel bricocenter, e poi in un altro negozio, ma capisco subito che non troverò quello che vorrei.
Tento un ingresso nel centro vero e proprio, pochi metri e faccio retromarcia, chiedendomi se in realtà non si tratti di un vero girone dantesco. Il troppo caos, con il mio interesse per lo shopping pari allo zero, fanno scatenare tutte le malattie psicosomatiche possibili, dalla secchezza delle fauci, alle vertigini, dal tracollo della pressione e all'accelerazione del battito cardiaco. Assurdo
Ricordo anni fa, prima delle salvifiche spese on line, quando giocoforza dovevo buttarmi nella mischia. A ridosso del periodo natalizio, in mattinata, per trovare meno gente e con una buona dose di Xanax in corpo, affrontavo il nemico; la sosta da Feltrinelli e un pranzo veloce e solitario a ritemprare. Ero più giovane e forse avevo più pazienza
Non mi è chiaro cosa ci trovino le persone, intere famiglie a farsi fagocitare da quegli spazi enormi, fastidiosamente illuminati, rumorosi e affollati
Rivorrei invece la gente per le strade dei paesi, con i nasi appiccicati alle vetrine dei piccoli negozi, a respirare aria che non sia sempre condizionata e con tante vetrine, a illuminare nuovamente il corso. Soffro le saracinesche abbassate, le insegne ormai divelte, i locali abbandonati, segno di un declino, di una perdita di identità, di una corsa verso l'omologazione che sembra pericolosamente irreversibile.
Uso molto lo shopping on line, è inevitabile sotto certi aspetti, ma solo per alcune cose che per altre è necessaria la presenza, una chiacchiera e un sorriso, dove un po' di anima c'è ancora