PERCORSI
Sono stata una bambina curiosa che poneva domande scomode, troppo. La risposta più frequente, era una sberla con "è così e basta!", ma capisco che mia mamma non aveva strumenti, non capiva, ero non facile, impertinente e rifugiarsi nel dogma era per lei l'unica via
Le domande sono state tante, le risposte nulle o assurde, per lo più sgridate, anche da chi avrebbe potuto indirizzarmi. Ho smesso di chiedere agli altri e ho cercato da sola per anni le risposte, nei libri soprattutto, ma confrontandomi con chi gli strumenti invece li possedeva. Una strada in salita. Se a 14 anni per salvarmi avevo fatto la scelta scellerata di una scuola ancora più scellerata, ma che mi ha messo a confronto con un meraviglioso crogiuolo di idee, se a 27 ho deciso che dovevo acchiappare l'occasione che il lavoro offriva e sfuggire a una realtà soffocante, nella tarda maturità ho capito che il percorso purché tortuoso ne è valso il cammino, anche se di fronte a certi atteggiamenti, rimango più che perplessa: la totale mancanza dell'uso del libero arbitrio, ad esempio, in tante persone vicino a me, mi destabilizza un po'.
Sono ancora molto scomoda per molti, per qualcuno da evitare proprio, ma la cosa non mi turba, se mai mi preoccupa l'ossessività dei loro pensieri, certe pavidità che mi rammentano tempi oscuri
Domande ne ho ancora tantissime, dubbi anche, le letture sempre confortanti e sapete, alla fine della sua vita, quando le sue difese stavano cedendo, mia mamma si è scusata per le sberle gratuite, ma come poteva fare altrimenti se le avevano fatto credere che così andava fatto? Quel pomeriggio, nel soggiorno della sua casa, poco prima del suo ricovero, è stato straziante, perché ho visto lo sgretolarsi di annose certezze e nei suoi occhi la paura di quello che le macerie stavano lasciando. Aveva esigenza di dirlo, era arrabbiata, si sentiva presa in giro. L'ho rassicurata, andava tutto bene comunque. Non era vero, ma era giusto confortarla