MANI, FILI E RICAMI
Sono le 2,30 am.
Isi, come al solito mi strappa a un sonno pur troppo leggero e anche troppo inquieto. La accompagno in cucina e ne approfitto per aprire le porte finestre e far entrare un po' di aria fresca. In realtà è umidiccia, odora ancora di pioggia, del nubifragio che si è scatenato ieri in serata. Dovrò contare i danni, non appena sarà possibile: bisognerà asciugare e capire come mai lo scarico del terrazzino non abbia funzionato
Sono davvero stanca, gli occhi bruciano. Vorrei dormire ancora, vorrei soffocare i miei pensieri molesti, ma mi ritrovo a scorrere la rassegna stampa. Concita de Gregorio ha scritto qualche riga che mi attrae, descrivendo una suite di un famoso hotel, che contiene abiti destinati alle star del cinema e messi a disposizione dei più famosi couturier. Milioni di euro in tessuti nelle mani di tre signore e guardati a vista da addetti alla sicurezza, ovviamente. Tre signore e mi raffiguro le tre fate madrine, mentre la giornalista rappresenta una cenerentola alla prova dell'abito di gala. In effetti così pare sentirsi, da come scrive.
Penso a quei tessuti preziosi, lavorati da mani esperte, destinati a essere indossati per una serata, per essere fotografati e poi nuovamente riposti nei caveau degli atelier. Mi tornano alla mente le parole di un bel libro, *LE RICAMATRICI DELLA REGINA*. Parole e storia che mi hanno coinvolto, forse perché contrarie al mio essere totalmente inetta a qualsiasi forma di ricamo e cucito, ma temo, proprio refrattaria a tutto quello che riguarda il mondo femminile della moda. Ripenso alle mani delle mie zie paterne, che in convitto dalla suore, ricamavano i corredi per le grandi famiglie, guardo le mie e le vedo capaci solo di sfogliare libri. Non ho ereditato il loro dono, ma uno splendido corredino da neonata, cucito per me, si
Tutto troppo lontano da me, troppo scafata, come mi si accusa da sempre, tutto incredibilmente affascinante però
**Che forma avrebbero i tuoi sogni se si avverassero?»
«Non saprei. Forse una casa tutta mia, da cui il comune non possa sfrattarmi. E un grande giardino con spazio per tutti i fiori che voglio.» Era un sogno ragionevole, che Ann pregava di riuscire a realizzare. Chiedere qualcosa di più sarebbe stato sconsiderato.
«Una famiglia?» suggerì Miriam.
«Può darsi. Se mai arriverà l’uomo giusto. Nel frattempo, però, ho il mio lavoro, amiche fantastiche come te e un letto comodo in cui dormire la notte.»
«E il romanticismo? L’amore?»
«Quelli sono per le belle principesse nei palazzi. Non per me. Quelle storie non parlano mai di donne come me.» Jennifer Robson - Le ricamatrici della regina
«Una famiglia?» suggerì Miriam.
«Può darsi. Se mai arriverà l’uomo giusto. Nel frattempo, però, ho il mio lavoro, amiche fantastiche come te e un letto comodo in cui dormire la notte.»
«E il romanticismo? L’amore?»
«Quelli sono per le belle principesse nei palazzi. Non per me. Quelle storie non parlano mai di donne come me.» Jennifer Robson - Le ricamatrici della regina