ICE MAIDEN, ISI

Tanti mesi oscuri, in caduta libera in quel labirinto in cui il cervello, davvero non sa più pensare.
Il letto, la penombra, il silenzio più assoluto. Il cibo al minimo per veicolare i farmaci. 
Imporsi, con fatica, di mantenere verso gli altri, una parvenza di normalità, ma opportunamente, dietro lo schermo del tablet, che già arrivare al PC dello studio, era come scalare l'Everest.
Soccombevo a me stessa. 
Il più brutto attacco depressivo da 30 anni a questa parte, esploso dopo una lunga estate passata a tenere sotto controllo gli sgradevoli sintomi del male oscuro. La montagna mi ha aiutata. Il mio giardino mi rassicurava e la quiete naturale dell'ambiente mi impediva di cedere. E i farmaci, gli antibiotici per l'anima, che è necessario graduare aumentando o diminuendo con attenzione, ma che invece contavo sparando le gocce, direttamente in bocca, sotto la lingua.
Che altro? 
Poi l'andarsene del piccolo terrier, la mia ombra, che alle tre di notte mi seguiva, sbadigliando e arrancando, nel mio peregrinare notturno.
Il ritorno in città, così amaro e infine il buio.

Un mese fa, inaspettatamente, nella mia vita è arrivato un piccolo ciclone bianco. Una telefonata improvvisa, la paura di non farcela nemmeno ad affrontare il viaggio, io che non guidavo più da settembre e non salivo in auto da tempo, che non riuscivo ad attraversare la strada o fare le scale, che mi paralizzavo sotto la doccia e mi dovevo sostenere al muro per raggiungere la cucina. Con mio marito, ho fatto quel viaggio, attraversando l'Appennino e ho conosciuto la piccola peste bianca.
ICE MAIDEN, Isi, la westyna, si è accucciata fra le mie braccia e tremava insieme a me, al suo primo ingresso in casa. Una notte a cercare le nostre tenerezze e a rassicurarsi. 
Il suo bisogno di certezze, ha fatto uscire le mie sicurezze: il suo innato lato clownesco mi ha strappato i primi sorrisi, dopo tanto tempo. 
A un mese esatto dal suo arrivo, la casa è caos, le gambe dei  mobili vengono quotidianamente assaggiate, anche se pare che siano molto più appetibili gli angoli degli zoccoletti. Le traversine furiosamente ridotte a coriandoli carnevaleschi e  tappeti che  finiranno tutti al lavaggio. Non vivo più nel silenzio, perché la piccola Isi, cura il suo territorio e ogni minimo rumore esterno rappresenta un pericolo che lei deve sventare con abbai, che mai si penserebbe uscire, da uno scriciolo così. Le piante subiscono attacchi guerrieri.
Ho interrotto anche il mio silenzio, perché ai suoi abbai, corrisponde il mio urlato "NO!".
Il letto è per poco e poco, perché la pelosetta ha deciso di prendersi comodo spazio, ma si tiene vicina e scalda anche il cuore.

Sto meglio, anche se la strada da percorrere è ancora lunga, lo so, ma riesco a muovermi con la leggerezza che non credevo di poter più avere.

Questa è una piccola confessione terapeutica.


Grazie a chi ha saputo usare tatto nei miei confronti e a chi ha avuto la pazienza di rimanermi accanto. 
Grazie a Monica, alla sua sensibilità, alla sua banda bianca. 
Grazie a ICE MAIDEN











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