NATALE VENTIVENTI

Antivigilia di un Natale sospeso.
Niente decorazioni, solo un piccolo presepe di ceramica, con a lato le due candele bianche, fa bella mostra sulla credenza. 
Non esco, se non per brevi commissioni. Non vado in centro storico: rimango nella quiete del mio quartiere, ai margini delle strade illuminate e della calca che non dovrebbe essere, ma c'è.
Chiusa nella casa di città, ripenso al mio lockdown montano, così sereno, nonostante tutto: dovrei tornare, anche per valutare i danni lasciati da una bufera di vento e neve. Vedremo. Oltre al Natale, ho sospeso ogni decisione. Lascio correre e scorrere tutto. Ci sono attimi di vita,  che per funzionare devono essere lasciati in situazione di background.

Lascio andare gli attimi, senza farmi coinvolgere.
Scorrono anche, come su un vecchia pellicola, un po' rovinata, le immagini dei passati Natale. Osservo il tramestio casalingo, la preparazione dell'albero e del presepe. Se le immagini avessero profumo, sarebbe quella del muschio fresco, se avessero un suono, quello dei canti della Schola Cantorum di don Antonio, della Ninna nanna di Brahms,  del "Bianco Natale" con la voce bianca di Massimiliano. Ripeto sottovoce quelle note, che non ho mai dimenticate anche se escono ogni anno un po' più stonate.
La pellicola gira veloce e mi riporta ai Natale da pendolare, in viaggio con la neve e una bambina piccola per tornare nel paese dei cinque campanili. Poi quelli adulti, per potersi riunire con mia sorella, basandosi sulla disponibilità ospedaliera sua e del marito: un anno da me e uno da loro, su e giù fra la bassa lodigiana e quella emiliana. Sempre carichi di pacchetti, di cibo e della voglia di non guardare la sedia lasciata vuota, troppo presto, da papà. Erano i tempi del karaoke famigliare, delle lunghe chiacchiere, che andavano poi smorzandosi come la luce al di là delle tende, chiuse per proteggere la nostra intimità, quando prendeva quella sonnolenza che pacifica con il mondo tutto. Un caffè, magari per affrontare il ritorno. Oppure un te, il Cristhmas tea, speziato, con il pungente profumo di cardamomo e il gusto di cannella.
Ancora Natale in viaggio per non fare spostare la mamma, ma per farla sentire bene, lei che amava le festività con tutte le ritualità, dalla bella tavola, al buon cibo, alle stelle fiorite e a un albero che andava a ridimensionarsi con il passare degli anni..
Vedo fotogrammi degli ultimi anni, nella casa modenese con figlia e genero, con il troppo cibo che ho sempre cucinato, intanto va bene il giorno dopo, il grande albero e il rumore della carta dei regali che viene a volte strappata. Winston, come i siberiani, ha i suoi pacchetti con qualche dolcetto: abbaia e smania, come un bambino.
La pellicola si è srotolata...

Natale ventiventi. I regali sono digitalizzati. Il tavolo aperto per 12, ma saremo in quattro, così manterremo  le giuste distanze. Winny se ne è andato e non ci sarà il suo abbaio a sovrastare le nostre parole.
Ci sarà invece la consapevolezza di aver vissuto un anno assurdo, ci sarà il peso dei ricordi e una grande stanchezza.
Lascio scorrere il tempo e i tempi. 
A un nuovo Natale




"Non ho voglia di
 tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare" 

Ungaretti







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