MADRI
"Ci sono solo due lasciti inesauribili che dobbiamo sperare di trasmettere ai nostri figli: delle radici e delle ali. Harding Carter"
Mi sono spesso trovata a riflettere sul mio essere madre, ma non mi sono ancora assolta.
Non sono mai stata capace di sdolcinature nei confronti dei bambini: ho sempre parlato loro con linguaggio normale, trattandoli con dolcezza, si, ma con sobrietà adulta.
Con mia figlia, le parole non sono mai state storpiate per adattarsi a un linguaggio infantile. I giochi erano partecipazione educativa: si disegnava, si leggevano le fiabe e i piccoli libri gioco, tipici dell'infanzia. Si cantavano e recitavano le filastrocche. Ho reso la mia presenza costante, mai assillante.
Sono stata accusata di averla trattata come una piccola adulta; forse è vero, se questo significa rifiutare le storpiature del linguaggio o la concessione del nulla osta per qualsiasi cosa. L'ho lasciata comunque libera di crescere e scegliere, imparando dalle sue stesse scelte, evitando imposizioni, ma spiegando.
Faticoso, perchè è molto più semplice adattare la propria vita ai consensi che al diniego. È ormai una donna libera e forte, con certe spigolature caratteriali che la rendono simile a me.
Sono stata madre come copia carbone del mio essere figlia e non sono stata, probabilmente, la figlia che mia mamma avrebbe voluto: troppo indisciplinata per lei, donna dal carattere non mite, con tendenza dittatoriale: pronta a sfuggirle, libera pensatrice e non adatta ad essere forgiata. Gli scontri erano quotidiani, come poi furono quelli con mia figlia adolescente, inevitabile passaggio erto da superare e lo abbiamo superato, pur con abrasioni e con lievi contusioni, ma vivi.
Un periodo della mia vita, è stato vissuto molto più da figlia e poco da madre, costretta dalla malattia a sconvolgere i ruoli. Mi sono lasciata accudire, pur tenendomi vicina mia figlia, tolta dall'asilo per sicurezza fisica mia e felicità sua.
Vennero anni ancora difficili, passati a sostenerci e anni un po 'piu sereni, con le nostre doppie telefonate quotidiane, le passeggiate a MO o nella città dei cinque campanili,quando era possibile. Piccole discussioni, chiacchiere e il groppo in gola, quando ci si lasciava.
Sono stata, inevitabilmente, materna con una mamma che si avviava al suo tramonto. Era necessario ripeterle le cose, tranquillizzarla e abbracciarla stretta per calmarla, proprio come si fa con i bambini impauriti.
La medicina e un'assistenza adatta, le permisero di ritrovare sé stessa. Nei suoi ultimi giorni, ero ritornata la figlia da sgridare perché vestita in modo ritenuto improprio, pantaloni mimetici e maglietta, ma anche quella per cui preoccuparsi: "io sto bene, vai a casa, c'è tanta nebbia e non sono tranquilla. Vai, vai, ma va piano".
Le sue ultime parole da mamma.
Figli, si rimarrà per sempre..