ISOLAMENTO

Nelle mie lunghe notti insonni, il pensiero va costantemente al paese dei cinque campanili, che al centro del focolaio del Coronavirus, vive un isolamento coatto. 
Inevitabile la preoccupazione, perché la mia famiglia, i miei amici più cari, sono lì. Temo per loro e per tutti i miei compaesani. Sono costantemente aggiornata, passo ore sui social, in Chat, al telefono, tanto che il mio Kobo, carico di libri nuovi è relegato in un angolo dello scrittoietto montano. Guardo i video, ma mi rifiuto di vedere i classici giornalisti d'assalto, che cercano lo scoop, interrogando i rari passanti per poi bellamente, tornarsene a casa, in spregio alle ordinanze di isolamento. Capisco l'esigenza di conoscere, ma sono convinta che tutto debba avere un limite e il rispetto per la situazione e le persone, sia prioritario. 

Mi vedo i negozi chiusi, le saracinesche abbassate, i portici intorno alla piazza, deserti. 
Oggi è lunedì, giorno di mercato, di incontri e non riesco a ricordare che fosse mai stato annullato: forse, venne dimezzato, per qualche insidia climatica, ma non ho memoria di un divieto perentorio.
Anche le Messe e le funzioni religiose annullate, rendono più che mai irreale l'atmosfera. 
Molti, lo so, poi soffrono l'isolamento sociale e presumo sia difficile, ma non faccio testo, perchè l'isolamento io, lo cerco.
Un libro, la TV, internet, il telefono, aiutano o forse sono più che sufficienti solo a me. Mi scuso se non riesco a comprendere la smania di correre, di fare. Riuscire a rimanere soli con se stessi, può essere una grande opportunità, che bisognerebbe saper cogliere, magari... con l'aiuto di un barattolo di cioccolato. 
Le notizie mi raggiungono in montagna, dove incrocio un paio di persone sul corso e nei tre negozi aperti non mi aspettano le file per gli acquisti: la mancanza di neve, non vede la solita ressa di sciatori. 
Per curiosità, abbiamo, comunque, chiesto in farmacia le mascherine, ma qualche cittadino previdente, ne aveva fatto incetta. A Modena, infatti, città universitaria e soggetta a un pendolarismo studentesco, la chiusura delle facoltà e delle scuole, oltre al bombardamento mediatico, hanno causato una  sorta di isteria collettiva, che rasenta il ridicolo: Supermercati svaligiati da persone protette dalla mascherina, che toglievano però, per parlare con il vicino di fila, con la cassiera, e con l'amico incontrato per caso. Mia figlia, erede del mio cinico pragmatismo, ha registrato mentalmente il tutto, chiedendo a me, se tutto ciò ha una logica.
No, non ha senso, perché con tutte le ovvie difficoltà che la situazione sta generando, sono convinta che in questo momento, mantenere i nervi saldi sia importante. Paura, ne abbiamo tutti, anche perché l'incertezza anche delle informazioni mediche, non aiutano certo. 
Per non incappare in situazioni per me fastidiose, tornerò in città per recuperare i miei farmaci e qualche indumento, per sustemare due cose e poi tornare quassù, in Appennino. 
Starnutisco e certo, qualche dubbio sorge spontaneo, poi realizzo che forse, uscire in giardino con il terrier, in pantaloncini e maglietta, mia vergognosa  tenuta notturna e avvolta dal plaid, preso al volo dal divano, ecco forse non è cosa sana. 
Cerco di scherzare con mio marito, si fanno battute in Chat o durante le telefonate, ma certo l'ansia rimane. 
Ogni giorno, un passo avanti, una paura, ma anche una speranza in più, destreggiandosi in un tourbillon di notizie e di decreti. 

Teniamo botta tutti, voi abitanti del paese della torre, della vedova e dei cinque campanili e noi, che da emigrati viviamo le vostre incertezze e i vostri timori. 













Post più popolari

Immagine
Immagine