QUIETE

In quelle estati che hanno ormai nel ricordo un colore unico, sonnecchiano istanti che una sensazione o una parola riaccendono improvvisi, e subito comincia lo smarrimento della distanza, l’incredulità di ritrovare tanta gioia in un tempo scomparso e quasi abolito.
(Cesare Pavese) 


Giugno, caldissimo.
L' allarme sulle elevate temperature, è  dato quotidiano.
Dall'alto dei mille e qualcosa metri, dove vivo da anni le mie estati, vedo la foschia che avvolge la pianura e so che questo indica quanto l'aria nella città sia irrespirabile.
Mia figlia, non è facile al lamento e se mi dice che si "muore", le credo, se mai avessi bisogno di conferme.
Quassù, mi lascio avvolgere da una pigrizia levantina. Vivo il giardino, in abbigliamento così poco consono alla mia veneranda età e alla mia figura, ma il chissenefrega è d'obbligo: pantaloncini e comode magliette, piedi scalzi, pettinatura alla nonsoche, che di usare piastre varie e phonature, proprio non mi sembra il caso.
La brezza, fresca e leggera, che accompagna il dolce far niente, culla fra abbiocchi e letture, fra benefici torpori e momenti di lento lavoro, quello ridotto al minimo per bagnare prato e piante, per cucinare qualcosa di fresco e veloce, per spuntini ancor più rapidi.
Vivo giornate anarchiche, svuotate da orari e convenzioni e questo mi appaga.
A volte mi ritrovo a guardare il nulla, pochi secondi forse, ma in una sorta di meditazione gratificante, mentre si risvegliano improvvisi, sopiti, ricordi.
I rapporti sociali, ridotti all'indispensabile, ma non mi turbo, anzi. Amo la solitudine e il silenzio, fuggo dal troppo, qualunque esso sia e per me tutto è sempre troppo.
Ora Mr Gi e il terrier sono saliti per i boschi. Li ho lasciati soli, perché anche una breve passeggiata con un marito che ha indole al comando e al consiglio non richiesto, rischia di irritarmi e io non ho neppure voglia di sbuffare. Lascio che segua il suo passo, al suo ritmo che non è il mio, che si fermi al laghetto a veder pescare: è rispetto  comunque del tempo e modo altrui.
Intanto, guardo con affetto incommensurabile il mio KOBO, pieno di novità e mi accomodo sulle vecchie poltrone da giardino, sotto l'ombrellone che ondeggia al calmo vento montano.
Per me, la vera lussuria è anche questa nella quieta, dolce indolenza estiva




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