MALEDETTA PRIMAVERA
"Tutti parlano del tempo, ma nessuno fa nulla per cambiarlo", così una citazione di Mark Twain
Primo maggio, festa dei lavoratori e anniversario di Prime Comunioni varie. Tutti a scrutare il cielo, chi per la manifestazione, chi per la processione delle bimbe biancovestite: tutti a implorare il bel tempo. Un tratto di unione fra il sacro e il profano, insomma.
Quest'anno con un triplo salto mortale delle stagioni, abbiamo vissuto un caldo inverno e stiamo vivendo una fredda primavera con tanta benefica pioggia, ma anche con parecchia neve sulle prime vette, che a stagione sciistica conclusa, non porta nulla di buono, se non il riempimento dei bacini idrici.
Accontentiamoci, va bene, che almeno non dovremo subire il razionamento estivo dell'acqua.
Intanto mentre ho cercato di mettere qualche pianta sul balcone in città, non ho ancora dato il via al giardinaggio in montagna: il terreno rimasto secco per quasi tutto l'inverno è ora fangoso, per cui sarà necessario aspettare un po' di giorni soleggiati per poter iniziare i lavori. Anche il riscaldamento continua a funzionare in città, alla faccia del risparmio energetico, ma una scaldatina serale è praticamente obbligatoria.
Ora, passati indenni i mesi invernali, senza malattie di sorta, la casa si è trasformata in una piccola infermeria. Tosse, mal di gola, virus di varia origine, allergie con tutti gli annessi e connessi.
Gli ambulatori medici, che ho la fortuna o sfortuna di vedere proprio sotto casa, sono pieni di pazienti, molto pazienti, perché le attese, prima di una visita, possono durare anche ore.
Passare vicino a loro e pensare di spruzzare amuchina o che so io, viene proprio spontaneo.
Le farmacie, fanno il pienone. Domenica sera, alla ricerca di un farmaco per il compagno di vita, dopo aver scoperto che quelle di turno, relativamente vicino a casa, ne erano sprovviste, armata di tutta la calma che non ho, mi sono fiondata in quella aperta 24/24 per scoprire che davanti a me c'erano 40 persone. Sì, ribadisco, ho mantenuto un aplomb invidiabile, anche perché in auto, mentre raggiungevo la farmacia, avevo scaricato tutto il mio nervosismo, urlacchiando. Ho scoperto che la cosa funziona perfettamente: in pratica si tirano tutte le giaculatorie conosciute, coprendo i suoni con il volume della radio, il rumore del motore, nascosta dal buio della sera, nonché dalla pioggia battente. Beh, se qualcuno mi avesse notata, avrebbe pensato che stessi cantando, ma vista la serata da lupi, in giro non c'era nessuno: per fare prima, avevo fatto le strade periferiche, ma poco importava, visto che erano tutti a letto o in quella farmacia, i maledetti.
Ecco, oggi, primo maggio, c'è il sole e la temperatura è clemente. Sono uscita di buonora e ho apprezzato. Marito e terrier stanno visionando il mercato francese, in un paese vicino e ho già avuto una telefonata circa l'acquisto di un paio di quiche e leccornie d'oltralpe. Buon per me!
Intanto, con tuta felpata, scorta di kleenex, spray per la gola e per il naso, voce roca, con la testa ovattata e le orecchie che paiono tappate, festeggio la mia giornata da lavoratrice della casa. Un pochino in défaillance, lo ammetto
Ah, ho appena lette le previsioni. Nulla di buono sia sul fronte occidentale che orientale, quindi continuo a tenere un guardaroba quattro stagioni sparso per casa. Non per disordine, sia chiaro, ma solo per comodità. Piumino e giacca di cotone, trench impermeabile e maglietta, felpe e top.
Aveva ragione il buon Mark!
Vado ad assaggiare la quiche lorraine, che intanto è arrivata. A tout à l'heure
Primo maggio, festa dei lavoratori e anniversario di Prime Comunioni varie. Tutti a scrutare il cielo, chi per la manifestazione, chi per la processione delle bimbe biancovestite: tutti a implorare il bel tempo. Un tratto di unione fra il sacro e il profano, insomma.
Quest'anno con un triplo salto mortale delle stagioni, abbiamo vissuto un caldo inverno e stiamo vivendo una fredda primavera con tanta benefica pioggia, ma anche con parecchia neve sulle prime vette, che a stagione sciistica conclusa, non porta nulla di buono, se non il riempimento dei bacini idrici.
Accontentiamoci, va bene, che almeno non dovremo subire il razionamento estivo dell'acqua.
Intanto mentre ho cercato di mettere qualche pianta sul balcone in città, non ho ancora dato il via al giardinaggio in montagna: il terreno rimasto secco per quasi tutto l'inverno è ora fangoso, per cui sarà necessario aspettare un po' di giorni soleggiati per poter iniziare i lavori. Anche il riscaldamento continua a funzionare in città, alla faccia del risparmio energetico, ma una scaldatina serale è praticamente obbligatoria.
Ora, passati indenni i mesi invernali, senza malattie di sorta, la casa si è trasformata in una piccola infermeria. Tosse, mal di gola, virus di varia origine, allergie con tutti gli annessi e connessi.
Gli ambulatori medici, che ho la fortuna o sfortuna di vedere proprio sotto casa, sono pieni di pazienti, molto pazienti, perché le attese, prima di una visita, possono durare anche ore.
Passare vicino a loro e pensare di spruzzare amuchina o che so io, viene proprio spontaneo.
Le farmacie, fanno il pienone. Domenica sera, alla ricerca di un farmaco per il compagno di vita, dopo aver scoperto che quelle di turno, relativamente vicino a casa, ne erano sprovviste, armata di tutta la calma che non ho, mi sono fiondata in quella aperta 24/24 per scoprire che davanti a me c'erano 40 persone. Sì, ribadisco, ho mantenuto un aplomb invidiabile, anche perché in auto, mentre raggiungevo la farmacia, avevo scaricato tutto il mio nervosismo, urlacchiando. Ho scoperto che la cosa funziona perfettamente: in pratica si tirano tutte le giaculatorie conosciute, coprendo i suoni con il volume della radio, il rumore del motore, nascosta dal buio della sera, nonché dalla pioggia battente. Beh, se qualcuno mi avesse notata, avrebbe pensato che stessi cantando, ma vista la serata da lupi, in giro non c'era nessuno: per fare prima, avevo fatto le strade periferiche, ma poco importava, visto che erano tutti a letto o in quella farmacia, i maledetti.
Ecco, oggi, primo maggio, c'è il sole e la temperatura è clemente. Sono uscita di buonora e ho apprezzato. Marito e terrier stanno visionando il mercato francese, in un paese vicino e ho già avuto una telefonata circa l'acquisto di un paio di quiche e leccornie d'oltralpe. Buon per me!
Intanto, con tuta felpata, scorta di kleenex, spray per la gola e per il naso, voce roca, con la testa ovattata e le orecchie che paiono tappate, festeggio la mia giornata da lavoratrice della casa. Un pochino in défaillance, lo ammetto
Ah, ho appena lette le previsioni. Nulla di buono sia sul fronte occidentale che orientale, quindi continuo a tenere un guardaroba quattro stagioni sparso per casa. Non per disordine, sia chiaro, ma solo per comodità. Piumino e giacca di cotone, trench impermeabile e maglietta, felpe e top.
Aveva ragione il buon Mark!
Vado ad assaggiare la quiche lorraine, che intanto è arrivata. A tout à l'heure