MAGGIO?
Maggio mi è sempre piaciuto.
Un mese placido, sereno, profumato di rose, mai troppo caldo, rinfrescato da venti leggeri, che rimandano anche in padana, ai ponentini romani. Leggeri, come gli abiti che si cominciano a indossare, leggeri come i pensieri che indugiano alle
vicine vacanze.
Un mese di dolci ricordi, di gite fuori porta, di lunghe passeggiate, lungo le vie del paese dei cinque campanili.
Il mese, che nel suddetto paese, vedeva gli incontri per i rosari: cortili o piazzette condominiali addobbate, il profumo stordente dei gigli, il mantra delle preghiere, in un latino improbabile, intriso di termini dialettali, di ora pro nobis
e di Pater, Ave e Gloria, di inni stonati, ma sentiti. Occasione, questi ritrovi di preghiera,un po' obbligati dalle madri, per incontri comunque amichevoli, per chiacchiere e qualche pettegolezzo, per languidi sguardi e timidi sorrisi.
Ho sempre pensato a Maggio, come al mese della vita, dove tutto è possibile grazie alla rinascita della natura, a quel fiorire ogni angolo. Fra i sassi spunta la portulaca, sui muri antichi, glicini, gelsomini e bougainville si arrampicano
tenaci.
Maggio!
Ecco, adesso resetto tutta questa visione idilliaca e mi confronto con la dura realtà... Intanto piove, fa freddo, molto freddo e per la nota legge di Murphy, il riscaldamento centralizzato è stato spento da pochi giorni.
I raffreddori hanno preso il posto delle rinite allergiche. Rispuntano i piumini, da indossare, non quelli volatili, e qualcuno azzarda stivali e calze 100 danari., mentre io giro con le mie ballerine e a piedi scalzi, come sempre. In casa,
però, con la mia solita irrazionalità, sto sotto lo scaldotto, piumotto da salotto, bevendo caffè, te e tisane, tutto, purché caldo.
Sulle cime appenniniche è tornata la neve. Il mio giardino montano è totalmente imbiancato: i miei progetti dovranno aspettare, anche perché entrarci non è semplice, visto che il solito spazzaneve, non ha perso occasione per bloccarci il
cancello. Sono sicura che i miei accidenti lo costringeranno a un uso smodato di Imodium, il fetente.
Le previsioni sono negative e più leggo del maltempo che dovrebbe perseguitare questo ex bellissimo mese, più cresce in me, l' esigenza di trasformarmi in una giardiniera, non sotto aceto, ovvio.
Mi rassegno con i balconi in città, recitando si una sorta di preghiera, perché è vero che amo il verde, ma pare non sia corrisposta. Sono nota come il pollice nero della famiglia, ma non demordo: sono sicura che le mie piante finiranno con
il volermi bene e a darmi soddisfazione. In un prossimo maggio, meno strano e in un'altra vita, forse.