CASE E MANIE

Mi innamoro delle case. Beh, di alcune, ovvio. Mi interessa la loro struttura e ancora di più il loro arredamento. Ogni volta che mi capita di entrare in casa di qualcuno, confesso, siano esse case umili o signorili, di città o di campagna, inizio immediatamente a pensare a come sarebbero migliorabili gli interni. Tutto rimane tacito, solo nei miei pensieri. Non mi permetterei mai di consigliare, non ne avrei titolo alcuno: si tratta di qualcosa di innato, di naturale. Osservo e vedo eventuali errori.
Sono convinta che tutto sia personalizzabile e migliorabile, spesso con piccole variazioni o minimi aggiustamenti, come tende diverse, un divano spostato, cuscini colorati, un tavolino e un tappeto.
Amo i tappeti, ne ho molti, sia in città, che in montagna; scaldano e colorano la casa con poco. In famiglia, mi odiano per questo, anche perchè, se il terrier non perde un pelo, a meno che non lo si strippi, i siberiani sono in muta perenne.
Mi piacciono  cuscini e tendaggi: sono una piccola mania, probabilmente dovuta a una tara genetica. Mia mamma era un po' fissata e nella casa della mia infanzia, le camere avevano i doppi tendoni, di raso bordeaux, in pendant  con copriletto e cuscini. Tutto molto camera mortuaria, praticamente, e  infatti con gli anni si passó a tende più semplici e chiare. Solo negli ultimissimi anni della sua vita, la obbligai a mettere dei tendini, così  che non continuasse ad usare la scala per togliere e mettere i pesanti tendoni: abbozzò, ma molto poco convinta.
Ho cambiato parecchie case, a causa dei trasferimenti per il  lavoro di mio marito e al di là del caos del trasloco, mi sono sempre appassionata a sistemarle.
Ogni tanto, anzi spesso, mi prendeva il ghiribizzo di spostare qualche mobile e dare un nuovo assetto alle stanze: lo facevo, da sola, con l'aiuto, passivo, dei gatti, che aggrappati ai divani o a i tappeti, si facevano trascinare come in un gioco.
Al rientro, marito e figlia, scuotevano il capo e sono convinta che fra di loro parlassero di un eventuale mio ricovero coatto, in qualche struttura psichiatrica.
Comunque sia, causa raggiunti limiti di età, non sposto più nulla, solo perché non ci riesco, però, sia chiaro.
Qualche anno fa, decidendo di sistemare la cucina,  chiamai un impresario edile. Nel giro di un'ora, grazie a  un feeling incredibile e con  un preventivo bello pesante, sotto lo sguardo smarrito di Mr Gi, avevo già  un abbozzo per la  ristrutturazione completa della casa.
Dopo sei settimane di permanenza in un  residence, di brontolii vari da parte del mio compagno di vita, lunghe sessioni con l'architetto, a  base anche di un  consumo esponenziale di cioccolatini Venchi, piccole discussioni con gli operai, il risultato si è rivelato soddisfacente per tutti. Quantomeno sono provvista di librerie fisse piuttosto capienti e non è poco, data la quantità di libri che posseggo.
Ora, è la casina di montagna che mi turba, anche se qualche cosa è stato fatto, ma la personalizzazione deve ancora terminare: ci sto lavorando, sto studiando e ovviamente, ho mille e più idee.
Intanto, in città, l'appartamento ha nuovamente bisogno di sistemazione. I divani stanno per essere cambiati, ma sono i bagni che richiedono ristrutturazione e quelle porte...che odio da sempre. E le pareti? Un po' di colore, che tutto quel bianco mi intristisce 
Però che fatica avere troppe  idee e trovare poca collaborazione






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