LEGGEREZZA
SHOPPING?
Non amo lo shopping, perché detesto girare per negozi. E odio provare gli abiti.
Però, mi tocca, a volte, maledizione. In pratica quando tutti i pantaloni, comprati in serie, sempre identici per ogni stagione, cambiando solo il tessuto, neri, con la variante estiva di un blu scuro, iniziano a mostrare segni di usura e le maglie, sempre simili , di taglia comoda, con uno scollo profondo, tono su tono con i pantaloni, cominciano ad assomigliare a straccetti.
In questo caso, nei soliti negozi, acquisto un tot di cose, assolutamente uguali e solo rarissimamente li provo: una tortura provare i capi ...
Anche il migliore dei locali, avrà camerini con le tende che non rimarranno mai chiuse, spazi ridotti, che impediscono movimenti fluidi, specchi che spesso somigliano troppo a quelli dei labirinti nei luna park.
Al di là del dismorfismo, di cui pare io soffra, gli specchi dei negozi, per qualche strano motivo, non invogliano all'acquisto. In genere, la figura appare rimpicciolita, allargata, goffa: ora capisco che magari le luci, lo spazio limitato, possano indurre in errore l'occhio, trompe l'oeil, ma ci vorrebbe davvero poco a sistemare gli specchi in modo da far sembrare le povere tapine come me, non dotate di corpo da modella, un pochino meno orribili. C'è riuscita Monica, nel suo negozio in centro, con uno specchio che fa sembrare snella anche la mia figura alta un metro e un foglio di carta velina, per cui osservandomi mi sento decente, davvero, salvo poi tornare a casa e rivedermi per quello che sono, cioè una signora agèe, su cui il tempo e tutto il resto, hanno lasciato segni e cicatrici, ma che fare, è la vita, ci si adegua, mugugnando un po', magari.
Solo le giacche, o i vari capi spalla, hanno esigenza di una prova, e mi sottopongo alla spillatura con sofferenza, sbuffando, ormai conosciuta dalle commesse o titolari, quasi amiche.
Evito i grandi empori, come la peste. Incappare in persone che sgomitano per una maglietta o un abito, mi fa pensare che al mondo siamo decisamente in troppi e troppo strani. Ho visto una ragazza ben in carne, con un paio di jeans, che sarebbero entrati a malapena a una Barbie, chiedere al suo ragazzo, con lo sguardo allucinato, se li ritenesse troppo larghi: non era un bel vedere comunque, anche se la commessa pareva estasiata.
Le commesse sono spesso bugiarda, mentono con sguardo luciferino o si illuminano di immenso, anche se l'abito è di due taglie più piccolo o al contrario esageratamente grande. Senza parlare dei colori, che secondo loro, "donano da Dio" e sarebbero disposte a giurarlo in Tribunale, fregandosene se il beige, o ecrù, "così elegante, signora!" facendo a pugni con il tuo colorito, fa sembrare la protagonista dell'Esorcista, una persona piena di salute.
Compro volentieri, invece le scarpe. Ballerine, di tutti i colori e non me ne frega nulla se mi sento dire che sembro una papera. Voglio essere comoda e sentire la terra sotto i piedi e soprattutto devo essere ben salda, quando il terrier, trasformandosi in un cuneo, mi costringe a un tiro alla fune che fa ridere chiunque incappi in noi.
Beh, credo di avere qualche decina di scarpe taccate, che porto qualche ora per poi cedere alla scomodità. Quelle stanno in un armadio e ogni tanto le guardo con soddisfazione, dopo averle portate ancora nuove a mettere la gomma sotto la suola e i sotto i tacchi: una scivolata è sempre in agguato, c
ome la camminata, simile a quella post parto, che molte utilizzano sui ciottoli di fiume che formano la pavimentazione di buona parte del centro della mia città.
Mi dicono di portare le zeppe, ma se volete far sembrare più tozza una persona non troppo alta, le zeppe, sono l'ideale. Potete nascondere sotto pantaloni lunghissimi e larghi, ma ancor più corte sembreremo. Mio ieri, mio marito ha chiesto al titolare del negozio dove mi servo, se non era il caso di cambiare indirizzo, Passando davanti quotidianamente, non è difficile che lo sguardo cada sulle vetrina. Beh, si lamenta sempre del mio braccino corto, quindi lo smentisco con gli acquisti.
Insomma, della moda, non me ne frega nulla. Sono identica a me stessa, da molti anni, un po' per pigrizia, molto per convinzione, tantissimo per praticità.
Comunque sia, amo le persone che non mi chiedono di fare un giro di shopping con loro: quando accompagnavo mia figlia, mi premuravo di prendere qualche goccia di Lexotan, per tranquillizzarmi, perché conoscendola, sapevo che non avrebbe mai trovato nulla che le piacesse. Così anche per il suo abito da sposa, mai troppo semplice per i suoi gusti. Alla fine, con il giusto taglia e cuci e la pazienza della sarta addetta, si riuscì nell'intento. Adesso, lei compra solo on line: dice di non avere tempo per i negozi della città.
Accidenti è proprio mia figlia!
Però, mi tocca, a volte, maledizione. In pratica quando tutti i pantaloni, comprati in serie, sempre identici per ogni stagione, cambiando solo il tessuto, neri, con la variante estiva di un blu scuro, iniziano a mostrare segni di usura e le maglie, sempre simili , di taglia comoda, con uno scollo profondo, tono su tono con i pantaloni, cominciano ad assomigliare a straccetti.
In questo caso, nei soliti negozi, acquisto un tot di cose, assolutamente uguali e solo rarissimamente li provo: una tortura provare i capi ...
Anche il migliore dei locali, avrà camerini con le tende che non rimarranno mai chiuse, spazi ridotti, che impediscono movimenti fluidi, specchi che spesso somigliano troppo a quelli dei labirinti nei luna park.
Al di là del dismorfismo, di cui pare io soffra, gli specchi dei negozi, per qualche strano motivo, non invogliano all'acquisto. In genere, la figura appare rimpicciolita, allargata, goffa: ora capisco che magari le luci, lo spazio limitato, possano indurre in errore l'occhio, trompe l'oeil, ma ci vorrebbe davvero poco a sistemare gli specchi in modo da far sembrare le povere tapine come me, non dotate di corpo da modella, un pochino meno orribili. C'è riuscita Monica, nel suo negozio in centro, con uno specchio che fa sembrare snella anche la mia figura alta un metro e un foglio di carta velina, per cui osservandomi mi sento decente, davvero, salvo poi tornare a casa e rivedermi per quello che sono, cioè una signora agèe, su cui il tempo e tutto il resto, hanno lasciato segni e cicatrici, ma che fare, è la vita, ci si adegua, mugugnando un po', magari.
Solo le giacche, o i vari capi spalla, hanno esigenza di una prova, e mi sottopongo alla spillatura con sofferenza, sbuffando, ormai conosciuta dalle commesse o titolari, quasi amiche.
Evito i grandi empori, come la peste. Incappare in persone che sgomitano per una maglietta o un abito, mi fa pensare che al mondo siamo decisamente in troppi e troppo strani. Ho visto una ragazza ben in carne, con un paio di jeans, che sarebbero entrati a malapena a una Barbie, chiedere al suo ragazzo, con lo sguardo allucinato, se li ritenesse troppo larghi: non era un bel vedere comunque, anche se la commessa pareva estasiata.
Le commesse sono spesso bugiarda, mentono con sguardo luciferino o si illuminano di immenso, anche se l'abito è di due taglie più piccolo o al contrario esageratamente grande. Senza parlare dei colori, che secondo loro, "donano da Dio" e sarebbero disposte a giurarlo in Tribunale, fregandosene se il beige, o ecrù, "così elegante, signora!" facendo a pugni con il tuo colorito, fa sembrare la protagonista dell'Esorcista, una persona piena di salute.
Compro volentieri, invece le scarpe. Ballerine, di tutti i colori e non me ne frega nulla se mi sento dire che sembro una papera. Voglio essere comoda e sentire la terra sotto i piedi e soprattutto devo essere ben salda, quando il terrier, trasformandosi in un cuneo, mi costringe a un tiro alla fune che fa ridere chiunque incappi in noi.
Beh, credo di avere qualche decina di scarpe taccate, che porto qualche ora per poi cedere alla scomodità. Quelle stanno in un armadio e ogni tanto le guardo con soddisfazione, dopo averle portate ancora nuove a mettere la gomma sotto la suola e i sotto i tacchi: una scivolata è sempre in agguato, c
ome la camminata, simile a quella post parto, che molte utilizzano sui ciottoli di fiume che formano la pavimentazione di buona parte del centro della mia città.
Insomma, della moda, non me ne frega nulla. Sono identica a me stessa, da molti anni, un po' per pigrizia, molto per convinzione, tantissimo per praticità.
Comunque sia, amo le persone che non mi chiedono di fare un giro di shopping con loro: quando accompagnavo mia figlia, mi premuravo di prendere qualche goccia di Lexotan, per tranquillizzarmi, perché conoscendola, sapevo che non avrebbe mai trovato nulla che le piacesse. Così anche per il suo abito da sposa, mai troppo semplice per i suoi gusti. Alla fine, con il giusto taglia e cuci e la pazienza della sarta addetta, si riuscì nell'intento. Adesso, lei compra solo on line: dice di non avere tempo per i negozi della città.
Accidenti è proprio mia figlia!