PENOMBRE
PENOMBRE
Sono meteoropatica, ma al contrario.
Ogni mattina, all'alba, scruto il cielo alla ricerca di una nuvola, leggo le previsioni meteo, sperando in una giornata quantomeno bigia.
Quest'ultimo inverno, come mai, ha tradito ogni mia aspettativa. Un inverno che ha voluto essere primavera, che ha preso in giro la natura, distorcendo i tempi, asciugando i letti dei fiumi, seccando campi e prati.
Sole tutti i giorni, troppo sole e io, odio il sole, o forse il sole odia me. Insomma non c'è feeling.
La troppa luce, non è un mistero, mi turba, mi rende inquieta; mi costringe a portare sempre gli occhiali scuri, ad abbassare le veneziane sui balconi, a tirare le tende,
Ogni giorno, una discussione in casa, perché, dove io cerco penombra, mio marito cerca la luce, brontolando.
Ogni giorno, una discussione in casa, perché, dove io cerco penombra, mio marito cerca la luce, brontolando.
Amo i chiaroscuri, le nebbie e le foschie che svelano e negano, che lasciano intuire. La nebbia ha un suo profumo. E' silenziosa; attutisce i rumori, li assorbe. Credo che nulla mi piaccia di più di una passeggiata sui viali, calpestando le foglie secche, lasciandomi avvolgere come da una benefica coperta. Indovino le sagome, le immagino. Tutto è più leggero, io mi sento leggera.
Quando leggo libri, ambientati, nella fredda Penisola Scandinava o nelle Highlands, piuttosto che nelle Ebridi, mi faccio trascinare in quelle atmosfere, per me uniche.
Il sole e il caldo, mi sono davvero nemici. Divento nervosa, mi deprimo perché con il calore, il mio corpo si riempie di bollicine. Non sopporto di sentirmi sudata, e ancora meno di avere gente sudata intorno a me. Tutto il clamore, il frastuono tipici dell'estate, mi disturbano.
Ormai da anni, da maggio, giugno mi trasferisco nella mia casetta sulle montagne appenniniche. Mi rinchiudo in un volontario e quanto mai piacevole esilio. Vivo nel fresco del mio giardino, fra silenzio e libri. Evito, come l'inferno, ogni manifestazione piazzaiola, con la sua folla gioiosa.
Mi ritrovo a pensare che l'estate renda obbligatorio ogni forma di divertimento, e che si partecipi perché si ritiene doveroso farlo. E' estate, ovvio.
Non sono sempre stata così, certo. Ho passato intere estati sula riviera ligure e ho vissuto tanti anni in una città di mare, ma tanto adoravo e adoro il mare d'inverno, con le sue mareggiate, l'odore salmastro che si attacca agli abiti, così mal tolleravo la follia estiva delle spiagge affollate, delle sdraio attaccate una all'atra, senza possibilità di movimento. L'acqua e le nuotate mi riconciliavano con l'ambiente, ma speravo sempre in una giornata di tregua temporalesca, beh, ogni giorno.
In Costa Azzurra, cercavo le calette meno conosciute, o frequentavo la spiaggia nelle prime ore del mattino, salvo andarmene non appena il sole si faceva più violento e la gente più rumorosa. Spesso finivo la mattinata, in qualche farmacia: "Madame, vous ne devez pas bronzer. Je le recommande". Al solito, crema al cortisone: che altro?
Oggi il cielo si è finalmente scurito. Scende qualche goccia di pioggia, poca per il bisogno, ma le previsioni sono ottimistiche...per me. Qualche giorno di temperature più fredde e di piovaschi. Dovrei stare finalmente meglio.
Mi dicono che possa avere origini transilvaniche, e ne rido. In realtà dico a tutti che se un giorno vorrò perdermi, sarà nella penisola bretone di Quiberon. Se proprio vorrete, cercatemi lì.