PASQUETTA ON THE ROAD

Bon, anche quest'anno archiviamo Pasquetta, che intanto a causa di virus vari, che ci avevano lasciato indenni durate l'inverno, per presentarsi belli tosti a fine aprile, la gita fuori porta o la grigliata, l'abbiano vista con il lanternino,
Ora, non è che la cosa del pranzo ci dia fastidio, che poi più che nel nostro giardino sulle vette appenniniche non saremmo andati,  ma i virus, con annessi e connessi, sono davvero odiosi, debilitanti e giaculatoriosi. Va beh, il termine è mio e l'Accademia della Crusca, non me lo passerebbe, certamente.
Intanto la città è davvero deserta. Forse in centro storico, qualcuno sta vascheggiando, ma la città con le saracinesche chiuse, mi mette tristezza.
Ho attraversato la strada sotto casa, quattro corsie e pista ciclabile, pensando che a ferragosto, ci sarebbero state più automobili.  A dire il vero, ho attraversato l'incrocio pedonale, bypassando due semafori, in perfetta diagonale.
Tutti in fila, in autostrada o sulle statali, verso il mare o sulle rive dei nostri fiumi a grigliare ogni genere alimentare. Forse non grigliamo i marshmallow alla moda americana, ma sarà cosa breve perché accada anche da noi.
Se si percorre la fondovalle, dalla città verso l'Appennino, il fumo delle grigliate è tale, che pare di essere immersi nella nebbia della val padana: non esagero, ma fin dalla prima mattina gli amanti del pic nic, occupano gli spazi disponibili nel parco sulle rive del fiume, come in una spiaggia nei film degli anni cinquanta. Lasagne, frittate, panini e salsicce, borse frigo. Se piove, e spesso succede, si rimedia con un ombrello sulle braci

In tempi, quasi antichi, non mi sono sottratta con le giovanili compagnie alle gite fuori porta.
Raggiungere il luogo prescelto era dura, pranzare nonostante le dovute prenotazioni, angosciante e  il ritorno, da delirio.  Mancavano i cellulari, si usavano le cabine a gettoni, che non si trovavano poi così spesso, per cui se il ritardo si faceva pesante, causa imbottigliamenti continui, al primo bar utile, qualcuno provvedeva a telefonare a casa, invitando i genitori ad avvisare gli altri. Era semplice, vivendo in un piccolo centro, dove ci si conosceva tutti.
Una volta, un gruppo di amici, bloccati verso la Svizzera, decise che era il caso di chiamare il Parroco perché a sua volta avvisasse con cautela i genitori dei gitanti clandestini: erano partiti per bere un caffè nei dintorni, ma Locarno, pur deliziosa,  non era esattamente vicino. Beh, una chiacchiera tira l'altra e un chilometro pure.

Benedetti i cellulari, dunque. Non mi sono mai sentita di demonizzarli, perché negare la loro comodità, è quantomeno sacrilego. i sono casi limite, ovvio. Mia mamma, già nella sua decadenza psichica, ne era una estrema fruitrice: lo teneva stretto, in attesa di uno squillo e se questo ritardava, provvedeva lei a chiamare chiunque, al di là degli orari, così riuscì a beccare mio marito in riunione  e mio cognato in sala operatoria.

Nella Pasqua 1978, in pieno rapimento Moro, con quello che ora è mio marito e altri amici, a bordo di un vecchio Bedford, come hippy allo sbaraglio, avevamo programmato un giro per la Toscana: all'Argentario, una pattuglia di carabinieri in tenuta da sommossa, ci intimò l'alt. Pronti a dimostrare la nostra innocenza, ma un po' impauriti, date le circostanze. Comunque, i militi, ci lasciarono andare subito, senza ulteriore controllo. Non avevamo evidentemente la faccia da delinquenti, ma solo da affamati.
Si viaggiava, on the road, senza prenotare, fidando nella buona sorte. Ad  Arezzo finimmo in un alberghetto, nei dintorni della stazione, molto simile a quello descritti nei libri, come alberghi a ore. Non c'erano altro che due brutte camere, ma con bagno. Con piglio ducesco, la titolare ci divise, donne  da una parte e uomini dall'altra, senza lasciare scelta. Poi capimmo che in una camera, quella femminile per dire, il bagno era dotato di qualche comfort, mentre quella per i maschietti, aveva una doccia che finiva direttamente nel water e un bidet… a rotelle. Ne ridiamo ancora oggi.

Quindi Pasquetta passata,
ma in attesa dei ponti del 25 aprile e del primo maggio. Tutti in moto perpetuo sulle quatto ruote, a passo d'uomo. Gita fuori porta, come vuole la tradizione, ma se non si sta in fila per ore, non vale.

A proposito, quanto manca a Natale?















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