DORMIRE O NON DORMIRE?

SONNI INQUIETI E SOGNI INQUIETANTI

Ci sono giorni in cui vorrei che mi sedassero per riuscire a ritrovare un po' di sonno, che poi il medico mi rimprovera, dicendomi che devo assolutamente dormire. 
Beh, io ci provo, con tutte le mie forze.

Meditazione: è qualcosa di fantastico, ma la capacità di noi occidentali, a rapportarsi con il "qui e ora, dura" pochi secondi: arrivano immediatamente pensieri di imbarazzo quotidiano, anche molesti.   Il terzo occhio, dono per chi ha grande dimestichezza con la materia, proprio ce lo possiamo scordare. Almeno a me succede. 

Trainig autogeno: ho fatto corsi e ricorsi. Sono bravina: ho memorizzato ben bene i passaggi, spengo tutte le luci, accendo un incenso, mi sdraio e mi concentro sulla mia autoipnosi. Il mio corpo si fa pesante e caldo, il mio respiro leggero, la mia mente si libra nel nulla, ma sul più bello, arriva il mio compagno di vita, che accende le luci, scopre il suo lato del letto e comincia a blaterare del fatto che in televisione non danno più nulla di decente ed è inutile pagare SKY per rivedere le repliche delle repliche. Invece della calma, mi sale la voglia di strozzarlo, ma lascio perdere, prendo qualche goccia di Xanax e mi metto a leggere,

Respirazione controllata: anche qui frequenza assidua di corsi e, sì, funziona davvero, ma non per dormire. Ho imparato ad adeguare il ritmo della mia respirazione al russare dei compagni di camera, cioè marito e cane e ancora non realizzo perché non vado a dormire altrove, essendo dotata di un buon numero di divani, poltrone e stanze. In realtà, nella mia camera ci sto da Dio e vorrei che se ne andassero gli altri.

La lettura, mi porta al sonno, a volte presto, a volte nel cuore della notte. Arrivano i sogni, mai rasserenanti. Spesso ho incubi, in cui fuggo e lotto. Mi agito anche fisicamente e, beh, succede che un mio braccio scivoli incautamente verso mio marito: il colpo sul suo viso, non è da me voluto, lo potrei  giurare in tribunale, ma è assolutamente inconsapevole. Del resto, che mi graffi anch'io o mi ritrovi a  bordo letto, rischiando una caduta, è cosa quotidiana.  Capitò, a mia mamma, durante un sonno agitato. Credo di aver preso da lei, oltre alla pelle che non tollera il sole e alle fattezze austroungariche, cosa di cui avrei fatto volentieri a meno, visto che mi sono sentita interpellare in tedesco, in inglese e anche in russo: i bei colori di papà, chiaramente mediterranei , se li è presi mia sorella e un po' la odio. 

A causa di queste notti travagliate, mi stravacco semi incosciente sul divano, quando gli altri pranzano. Mangiucchio qualcosa e spero che Morfeo mi conceda un pisolino pomeridiano, o del mezzodì, come lo chiamo. Mi basta poco, davvero: un po' di silenzio e il mio Kobo. Il torpore mi avvolge facilmente, ma … c'è sempre il postino, il paziente che deve andare dal medico, il primo che passa sotto casa, che suona il campanello, che fa abbaiare il cane, che fa incazzare tutti i santi del paradiso a cui mi rivolgo in modo poco consono. Che, che, che, come una filastrocca di Branduardi.

Stravolgo il detto, perché è chiaro che la notte non porta consiglio, ma solo scompiglio. 
Il giorno pure. 

Una botta in testa? No meglio di no! Ho già avuto un trauma cranico, da bimba, e mi costringevano a rimanere sveglia, i bastardi!

















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