AMICI LETTERARI

… POI VENNE MAIGRET

"ERA UN'ATMOSFERA DA DOMENICA SERA, QUANDO CI SI SENTE FIACCHI SENZA AVER MAI FATTO NULLA, INVASI DA UN MOLLE TORPORE E I MINUTI SCORRONO PIù LENTI CHE GLI ALTRI GIORNI" G.Simenon


Georges Simenon non è solo Maigret: autore prolifico, come pochi, ha lasciato libri incantevoli, ma Maigret è Simenon, il suo alter ego, forse colui che avrebbe voluto essere. 

Quando ho bisogno di relax, apro uno dei libri di Maigret; dovei averli tutti, in uno scaffale apposito, ma spero sempre che non sia così. Sono convinta che qualche racconto mi sia sfuggito e mi attenda in qualche piccola libreria, o in una ristampa, magari in un mercatino di libri usati.

Jules Amedee Francois Maigret, commissario della Surete di Parigi, burbero, notevole bevitore, bongustaio, fumatore incallito di pipa, mi è amico da tanti anni, da quando ragazza, trovai una vecchissima edizione di "Porto delle Nebbie". Ho amato subito quel personaggio che mi portava nelle atmosfere brumose di Parigi e dei suoi dintorni. Le sue storie, sembrano quasi una scusa, per farci entrare in quei luoghi, che mi parevano, allora, lontani.

Ci fu Gino Cervi, interprete di  un ottimo Maigret, così simile alla descrizione che ne fa Simenon, e a  ogni lettura, vedo la sua figura, che entra alla Brasserie Dauphine  per chiedere l'ennesimo calvados, mentre accende la sua pipa, e scuote la pioggia dal cappello. 
Lo sento chiedere il piatto del giorno, la choucroute, magari o un  altro piatto, simile a quelli di qualsiasi cucina di riciclo contadino.
Il  suo rapportarsi alla  moglie Luoise, è così familiare, che sembra di essere nella cucina dei miei nonni o dei miei genitori, con il loro parlare d'altro tempo.

Inutile, Simenon, rende reale il personaggio, come pochi, con lui fa rivivere luoghi ed atmosfere. Frequentandole una prima volta, sembra davvero di esserci stati, di aver già passeggiato su quelle strade. La sua Bretagna, con i  piatti di enormi sardine fritte, con le piccole case un po' oscure, nascoste da enormi piante di ortensie, con la pioggia perennemente vaporizzata e l'odore di mare che ti segue ovunque,  è la "mia Bretagna", quella che ho ben conosciuto.

Per andare al mercato di Fréjus, frequentato per anni, settimanalmente, dovevo passare a fianco del campo di petanque, il gioco delle bocce alla francese: pensavo dunque al grosso  commissario, magari nascosto dietro le tende di una finestra, a seguire le mosse di un sospettato, proprio come nel "Nipote Ingenuo", ambientato, lì vicino, nell'Isola di Porquerolles.
La Nizza di Simenon, frequentata da Maigret, è solo meno trafficata di quella odierna.

I libri di Maigret, non stancano: si prestano a successive riletture, perché immergersi in quelle parole è come tornare a casa, dopo una giornata estenuante: sono pacificanti.

Pochi autori, sanno dare in poche righe un senso di appartenenza a un luogo, a far incontrare il personaggio e a trasformarlo in un amico. Forse Camilleri, con il suo Montalbano e Gianni Farinetti, ancora troppo poco conosciuto, con  le sue Langhe e i bizzarri, ma eleganti protagonisti. Simenon rimane davvero unico.

In anni recenti, Barbara Notaro Dietrich, ha scritto un piccolo libro "Mio marito Maigret", in cui a parlare è Louise, la moglie del commissario, raccontando la sua vita con un personaggio così particolare. A Simenon, sarebbe piaciuto molto. A me, leggendolo, sembrava di sentire la voce di Andreina Pagnani, con il sottofondo della musica di Tenco e il suo "Un giorno dopo l'altro".

Vado a mettermi comoda, per lasciarmi avvolgere da quel molle torpore. Ne ho bisogno: le parole, il loro scorrere per raccontare, sono la mia terapia preferita. 




















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