FUMO NEGLI OCCHI

FUMO NEGLI OCCHI


"Grazie al cielo, ho smesso di nuovo di fumare…! Dio! Come mi sento in forma. Con istinti omicidi, ma in forma. Un uomo diverso. Irritabile, lunatico, depresso, rude, nervoso, forse; ma i polmoni sono meravigliosi.
(AP Herbert)"


Sono stata una grande fumatrice. Già da ragazza, di nascosto, a scuola, dividendo con le amiche un pacchetto di MURATTI. Poi, le prime, in casa. Avevo diciassette o diciotto anni.
Si fumava,  per darsi un tono e sentirsi grandi, forse, più che per vero piacere.
poi però il fumo, divenne malefico compagno di vita. 

In famiglia abbiamo sempre fumato, tutti. Quando ci si riuniva, a casa di mio nonno, cioè sempre… si navigava a vista, fra fumo di sigarette, profumo di caffè e tante chiacchiere. 
Tutte le occasioni erano buone per accenderne una. Al cinema, quando ancora era permesso, al bar, dopo un caffè, al ristorante, a volte fra una portata e l'altra. 

Ho fumato anche durante la chemio: la sigaretta mi toglieva il gusto dei farmaci. Nessuno mi disse mai nulla, anzi con il medico del centro oncologico, ci si trovava a scambiarci le "bionde".

Già, le bionde, comprate nel mezzanino della Metro a Milano, ed erano le MARLBORO. A volte qualche amico procurava le stecche. Tutti un po' contrabbandieri, ala luce del sole, ignari ancora del pericoloso gioco che stavamo conducendo.

Ero talmente attaccata al fumo, che mi sentivo tranquilla, solo se avevo in casa una stecca di riserva e proprio su questo cominciai a capire che qualcosa non funzionava. Odio le dipendenze, ma io ero totalmente dipendente dal pacchetto di MERIT. In famiglia, intanto, mio padre aveva smesso, il mio adorato nonno era mancato, ancora giovane per un cancro ai polmoni, mio marito non ha mai acceso una sigaretta e mai figlia, ancora bambina si lamentava. Solo mia mamma, e le mie zie, continuavano a dividere il vizio con me.
Ero arrivata, ormai, a quasi due pacchetti al giorno. 

Una, direi, provvidenziale bronchite, l'unica della mia vita, mi fece imporre dal medico una tregua di qualche giorno: gli dissi che era arrivato il momento di smettere. Non accesi più una sigaretta. Non più una. Così dall'oggi all'indomani.
Mi veniva a mancare, quella che consideravo un'amica, una tregua dalle mie nevrosi. In alcuni giorni mi sono sentita tanto simile a Zeno e alla sua coscienza. 

Trovavo conforto nel cibo, io solitamente inappetente e mi trovai a gestire 15 kg di troppo. 
Con la fatica che avevo fatto a perdere il peso in eccesso della gravidanza non era certo una gioia. 
Nel giro di pochi mesi però, recuperai la mia forma e il mio respiro. Soprattutto ero felice di non dover più dipendere dalla ricerca di  una tabaccheria aperta anche nei giorni festivi.

Mi sono sentita forte, come mai.
Era il 1991, ci eravamo trasferiti a Lodi da Chiavari, O meglio, io vivevo con mia figlia a Lodi e mio marito girava per la Lombardia, con l'ufficio a Milano. Avevo scelto di portare Chiara in una piccola città, vicino ai miei genitori e a mia sorella. Mr:GI, aveva la comodità di un treno e anche di un autista, che però usava solo per il traffico milanese.

Nel 1992, la mia forza venne meno, per la malattia che si portò via mio padre e per un nuovo trasferimento. Ritornarono gli incubi del passato, ma non comprai mai più una sigaretta.

Mi mancano? Mi sono mancate per anni e tantissime volte la tentazione si faceva forte, ma sono rimasta ferocemente nervosa e con i polmoni meravigliosamente puliti.
Ad maiora...













Post più popolari

Immagine
Immagine